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Mar

Il sangue trasformato in dolce da consumare

La ricetta è antichissima e riguarda quel maiale che come volte abbiamo detto è stato per secoli visto e considerato come una vera e propria ricchezza per l’alimentazione delle famiglie calabresi.
Una ricetta che, per la verità, fa oggi storcere un po’ il muso alla luce di una generale ed accresciuta sensibilità.
Per ottenere infatti il sanguinaccio di cui parliamo, al di là della preparazione, era necessario causare una evidente sofferenza agli animali.
Il sangue infatti era raccolto subito, appena l’animale veniva ucciso con l’utilizzo di un coltello; raccolto il sangue era necessario mescolarlo continuamente fino al momento della cottura per evitare che si addensasse.
Per confezionarlo erano necessarie come operazioni preliminari la preparazione della cioccolata, lo spezzettamento di una sufficiente quantità di noci, chiodi di garofano sbriciolati o in polvere.
Al sangue filtrato era aggiunto del vino cotto e poi, mescolando, gli altri ingredienti. Cosi preparato andava messo sul fuoco fino a quando, sempre mescolando, non si trasformava in una vera e propria crema a cui aggiungere le noci.
Esaurite queste operazioni di cottura e successivamente fatto raffreddare il sanguinaccio si serviva come crema, da mangiare direttamente o spalmare sul pane.

La ricetta in Calabria ha molte varianti con l’utilizzo di altri ingredienti (cannella o cedro).