L’artigianato artistico, forma e colori delle ceramiche

Come documentato dai ritrovamenti archeologici e dai pezzi che nel corso dei secoli sono giunti fino a noi, la ceramica in Calabria è caratterizzata da una importante storia e da qualità artistiche di particolare valore.
Con alcuni elementi, decorativi e concettuali, che tendono a superare il limite dei secoli e assegnano una configurazione quasi “unitaria”.
E’ frequente, ad esempio, l’utilizzo di simbolismi, di ritualità di ispirazione magica, di immagini apotropaiche.
La produzione della ceramica è tuttavia originale in quanto ripropone, per continuità e non per imitazione, le ceramiche dell’antica Grecia.
Ecco che nella bottega del vasaio è consueto rintracciare piccole anfore o quadretti a rilievo che rimandano ai noti “pinakes” di Locri, delle formelle votive offerte alla dea Persefone.
L’argilla è la stessa usata nel corso dei secoli, cosi come la tecnica di lavorazione al netto delle innovazioni operative fornite dalla modernità tecnologica.
Di certo c’è che le più famose ceramiche della Calabria accolgono elementi di carattere animistico con soggetti antropormorfi.
Come non pensare ad esempio alle “maschere”, figure apparentemente bruttissime o sformate ma in grado di tenere lontani spiriti e malocchio; o, per rimanere in tema, le “bambule” recipienti per la raccolta dell’acqua a forma di uomo-mostro che si innalzano sopra il tetto della casa per proteggerla dalla cattiva sorte.
Anche i colori hanno un registro tipico: verde intenso, marrone, giallo carico, azzurro.
Approfondendo ancor di più è possibile dire che la tradizione ceramica calabrese è figlia di quella greca, si accompagna alla tradizione cristiana e mantiene sempre elementi animistici.