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Lug

La storia della ceramica in Calabria dal 1600 al 1700

E’ un percorso lungo quello dell’artigianato calabrese legato alla produzione di ceramiche, oggetti che assolvono spesso ad una duplice funzione, concreta nel senso dell’impiego quotidiano e soprattutto artistica.
Una storia che, di fatto, non ha subito particolari interruzioni e che continua nel susseguirsi inarrestabile dei secoli.
Nel seicento emblema di questa produzione artistica è un piatto rinvenuto a Squillace, uno dei centri della Magna Graecia.
In quel secolo i maestri ceramisti di Squillace si distinguono in “fajenzari” dediti alla produzione delle “faenze”, ossia terrecotte coperte con smalto stannifero (maioliche) e “pignatari” che producono vasellame ingobbiato di uso più povero.
Ed a Squillace gli echi di questa tradizione artistico-artigianale arrivano sino ad oggi con la capacità di guardare al futuro (ve ne abbiamo parlato quì)

Nel 1600 il repertorio della decorazione è sempre un intreccio di motivi popolari e islamici; il graffito giallo-oro su fondo rosso granato distingue questo oggetto anche per la vasta decorazione floreale, all’ interno della quale si delineano lotte di animali ed un cavaliere sul suo destriero.

Il piatto citato, descritto nel 1938 e datato 1654, è andato perduto.

La produzione ceramica continua nel ‘700 ed anche in questo caso, mentre si sviluppano altri contesti come Seminara, è sempre Squillace ad essere un faro; molti gli esempi, da una bottiglia con collo a rocchetto di ceramica ingobbiata e graffita con decorazioni floreali e piccoli uccelli in giallo conservata nel museo Duca di Martina a Napoli ad una fiasca a forma di parallelepipedo con collo a rocchetta di ceramica ingobbiata graffita con decorazioni in giallo che riporta da un lato la figura di San Francesco di Paola.