Il vancale di Tiriolo

Dello stupefacente legame tra la Calabria e la seta, i calabresi e la tessitura abbiamo già detto (leggi qui) nel descrivere una regione capace di essere prima in Europa per molti secoli. Nel grande percorso della tessitura e dell’arte di intrecciare fili per dar vita a spettacolari trame molte sono le peculiarità che è possibile mettere in evidenza, per il loro fascino e per la loro bellezza.
Una di queste riguarda i “vancali” di Tiriolo, ma come è nostra abitudine iniziamo con ordine seguendo innanzitutto il filo della storia.

Tiriolo è oggi un piccolo centro della provincia di Catanzaro che sorge in cima ad un poggio che separa le valli dei fiumi Amato e Corace, siamo nel punto più stretto dell’Istmo e da questo paese è possibile osservare i mari Jonio e Tirreno. E’ un territorio ricco di storia, qui sono stati frequenti e notevoli i ritrovamenti archeologici, fra i quali, nel 1640 durante gli scavi per la costruzione di un palazzo, quello di una tavoletta di bronzo contenente l’Epistula consulum col Senatusconsultum de Bacchanalibus del 186 a. C, donata nel 1727 dai feudatarî Cicala all’imperatore Carlo VI, e tuttora conservata a Vienna nel Kunsthistorisches Museum.
Si tratta di un ritrovamento straordinario, la tavoletta riproduce un decreto del Senato romano con il quale furono vietati in tutta Italia i Bacchanalia, rituali dedicati a Bacco, eccezion fatta per alcuni casi specifici che dovevano essere esplicitatamene approvati dal Senato stesso. A Tiriolo in molti hanno visto anche il luogo della città greca di Terina o di una sua fortezza a difesa contro le popolazioni italiche dell’interno, mettendo in relazione i nomi Terina e Teuranus (Teura) con il nome odierno Tiriolo (Teriniolum o Teuraniolum?).
Ricco di una storia antica questo tipico paese calabrese è noto per il costume della Pacchiana; è un vestito composto da circa 9 pezzi e sul quale è evidente, a dispetto di una società e di una cultura contadine, un’attenzione straordinaria ai dettagli, ai colori, alle forme, all’estetica. Uno degli elementi identificativi è proprio il “vancale”. Si tratta dello scialle tipico di Tiriolo, è fatto di lana pettinata per l’inverno e di seta per l’estate; tessuto al telaio si compone di una caratteristica trama a quadretti decorata da una greca particolare detta “a zanna”. Il colore di fondo del vancale è, tradizionalmente, il nero anche se era d’uso un colore diverso per ogni festa.
Quello di seta, tipico dei giorni di festa, era arricchito da frange lavorate a mano. Il nome deriva dal termine vanca, il luogo dove veniva riposto il corredo a dote della sposa, insomma qualcosa di assolutamente prezioso. L’arte del vancale è ovviamente venuta meno ma a Tiriolo ne resiste, non solo come testimonianza, la produzione con varianti sugli stili di tramatura che fanno di questo indumento un capo d’abbigliamento ricercato.